E-BOOK*. Teoria e pratica: esperienze di biblioteche a confronto

Lunedì 17 ottobre ho avuto l’occasione di partecipare al seminario E-BOOK*. Teoria e pratica: esperienze di biblioteche a confronto, organizzato da AIB Emilia Romagna (ecco qui l’agenda) e tenuto presso la Mediateca di S. Lazzaro di Savena.
Molti i presenti da tutta la regione, immagino sia grazie sia all’interesse suscitato dell’argomento, sia grazie alla recente politica dell’AIB tesa a facilitare i propri soci con prezzi molto abbordabili (se non siete soci dell’associazione, ecco un buon motivo per diventarlo).

La formula scelta mi è parsa felice: abbinare alcuni relatori nella mattina che facessero un quadro della situazione e dessero qualche spunto di ampio respiro, alle relazioni dei colleghi di tre biblioteche che hanno fatto esperienza diretta di prestito di device per la lettura digitale. Fino ad una parte finale di auto-apprendimento in cui tutti i presenti hanno potuto prendere in mano, confrontare e valutare direttamente alcuni device. Io sono andata via a quel punto, e l’ultima immagine che ho visto è stata quella di decine di bibliotecari che si accalcavano per prenderne in mano uno: una cosa che ci si augura di vedere sempre più spesso in futuro!

La mattina è cominciata con un’illustrazione delle caratteristiche tecniche di alcuni dei device coinvolti nella sperimentazione da parte delle biblioteche, per poi arrivare alla breve descrizione della mia personale esperienza da utente: una semplice carrellata dei passaggi da fare quando si decide di acquistare un supporto alla lettura digitale, con qualche osservazione sulla qualità della lettura. Le slide che ho usato, in questo caso veramente una pura collezione di immagini, si trovano come al solito su Slideshare. La sintesi estrema del mio intervento si legge nell’ultima slide: nel libro di carta non c’è niente di “naturale”. Immaginatevi il resto da soli ;-)

E’ stato poi il turno di Gino Roncaglia, che non potendo essere presente di persona ha girato per noi un video del suo intervento. E’ stato un peccato perché sarebbe stato un piacere poter godere in diretta della ricchezza e della chiarezza di pensiero di Roncaglia (due cose che non sempre vanno a braccetto). In compenso, ecco il video del suo intervento, che mi ha sorpreso subito perché, partendo da una tecnologia come quella delle applicazioni di Augmented Reality, è riuscito a trovare una metafora molto chiara di che cosa potrebbe diventare il libro del futuro: un libro “a strati” dove, oltre la superficie del testo, si aggiungono strati ulteriori di significato (dizionari, traduzioni, link a voci di Wikipedia…) e potenziali servizi. Guardate il video ma, nel frattempo, per farvi un’idea pensate ad un libro interattivo in cui dietro ad ogni parola sta un link ad altre risorse e dietro ad ogni frase una domanda che potreste rivolgere direttamente ad un bibliotecario. Embedded reference lo chiamerebbe forse David Lankes. In ogni caso, un intervento che sottolinea come, dopo il tanto lavoro fatto sull’hardware dei supporti di lettura, ci sia ancora moltissimo da scoprire sui software, e quando si dice software si dice esseri umani e relazioni fra esseri umani (aggiungo io).

Ottimo aggancio all’intervento di Mauro Sandrini, che definirei una panoramica di temi legati allo sviluppo dell’editoria digitale, della lettura e dei servizi delle biblioteche partendo dall’idea che di un fenomeno sociale si tratti, e non solo di un mutamento tecnologico o di un fenomeno di consumo. Anche Sandrini ha messo a disposizione i materiali usati per il suo intervento, che potete trovare sul sito dedicato al suo libro, Elogio degli e-book.
Drastico abbassamento del prezzo degli ereader (intorno ai 60 euro per i nuovi Kindle – versione base – in uscita), self publishing, pirateria, social reading alcuni dei temi toccati.
Delle biblioteche in particolare, invece, Sandrini ha sottolineato il loro essere anche spazi fisici e il rapporto privilegiato che hanno coi lettori come dei veri e propri valori aggiunti a cui dare un’adeguata valorizzazione.

Riporto anche le domande poste all’Istituto per i beni culturali della Regione ma, in generale, poste all’attenzione di tutti i presenti, da Francesco Mazzetta della Biblioteca di Fiorenzuola d’Arda, che toccano in effetti alcuni punti non eludibili.
Il primo è quello della conservazione degli ebook, vista nei termini di una possibile perdita del possesso di contenuti il giorno in cui non sia più possibile per un motivo qualsiasi l’accesso alle piattaforme su cui risiedono. Ma il tema viene posto anche nei termini della retroconvertibilità dei formati, ovvero della leggibilità in futuro di formati che oggi percepiamo come nuovi ma che saranno presto, con buona probabilità, superati.
Il secondo tema è invece quello del legame con i nostri cataloghi, da cui idealmente dovrebbe essere possibile scaricare direttamente i contenuti digitali a cui forniamo accesso, mentre il terzo è quello del prestito interbibliotecario e del modo ancora del tutto inesplorato in cui potrà essere svolto con i contenuti digitali.

Concludono la giornata i tre colleghi che raccontano l’esperienza diretta fatta nelle loro biblioteche sul prestito di device, in forme che scopriamo presto essere piuttosto differenti tra loro.

Angela Pacillo della Biblioteca Delfini di Modena racconta la sperimentazione durata circa cinque mesi durante i quali gli utenti della biblioteca hanno potuto utilizzare diversi modelli di device, restando all’interno della biblioteca e potendo usufruire dell’aiuto di un tutor dedicato. Le schede di valutazione raccolte sono state lette insieme ad alcuni fatti che nel frattempo avvenivano dentro e intorno alla biblioteca: Kindle è risultato l’ereader preferito dagli utenti, più di device che i bibliotecari avevano invece giudicato i migliori per la lettura. Molto amato ovviamente anche iPad, mentre a sorpresa si è scoperto che molti utenti avevano partecipato alla sperimentazione avendo già in mente un modello, che volevano avere l’occasione di valutare prima di un acquisto individuale. Dato coerente con il contemporaneo manifestarsi in biblioteca di richieste di ebook da usare su device propri, oltre che di password di accesso a Medialibraryonline prima ancora che le biblioteche pubbliche di Modena avessero aderito a questa piattaforma!

Completamente diversa l’esperienza raccontata da Carlo Ghilli della Biblioteca di Empoli, molto più focalizzata su un’idea tradizionale di collezione e di catalogo: sostanzialmente, ad oggi si è trattato di offrire in download diretto dal catalogo contenuti in pubblico dominio salvati su un repository della biblioteca.

Ha infine concluso gli interventi Luciana Cumino della Biblioteca di Cologno Monzese, l’unica in effetti che possa vantare un’esperienza di prestito effettivo di device e di lavoro diretto con gli editori per affrontare la gestione dei diritti dei contenuti digitali.
Quali sono state le motivazioni dietro la scelta di dare in prestito ebook reader? Fra le altre, sperimentare, far entrare il tema nel dibattito delle biblioteche, conoscere gli strumenti, confrontare tra loro diversi device, far “assaggiare” agli utenti questa nuova modalità di lettura.
Il progetto ha fatto circolare 41 device di vari tipi in prestito effettivo, per un totale di 356 prestiti nel 2010 e di 173 ad ottobre 2011. I contenuti, pre-caricati dai bibliotecari all’interno dei device, sono stati in principio classici in pubblico dominio scaricati da Liber Liber o dal Progetto Gutenberg, ma gli utenti non hanno mostrato di apprezzarli particolarmente. Si è così passati ad una fase di contrattazione con gli editori (tramite Bookrepublic) che ha portato alla gestione di alcune centinaia di titoli in commercio, con social DRM o senza alcun tipo di DRM, replicati su ciascun device.
Fra i problemi riscontrati la necessità di convertire alcuni formati (tipicamente, per Kindle), la difficoltà di leggere il formato PDF, la manutenzione dell’hardware (dal controllare che gli utenti riportino tutto quello che è stato consegnato loro, cavi compresi, alla manutenzione vera e propria), l’obsolescenza velocissima dei device, fino al vero problema dei problemi, la gestione degli ebook protetti da DRM Adobe: questo sistema di protezione è stato giudicato negativamente e di gestione troppo complessa ed è stato quindi programmaticamente escluso dagli acquisti della biblioteca. Questo ha però compromesso la possibilità effettiva di reperire molti dei titoli attualmente in commercio.
Alcuni commenti interessanti da parte degli utenti che hanno partecipato alla sperimentazione sono stati relativi al fatto che i device non sono ancora abbastanza semplici da utilizzare, che gli schermi hanno poco contrasto e che ci si può trovare a disagio nel prendere in prestito oggetti costosi. In positivo, invece, vengono apprezzate la portabilità degli strumenti e la possibilità di avere in mano tanti libri insieme da leggere, abbandonare o riprendere. Analogamente a quanto espresso dagli utenti di Modena, si concepisce però l’ereader principalmente come un oggetto personale, da riempire di contenuti che si sentono propri.
(Per approfondire, sul sito della biblioteca si trovano alcuni dei documenti di sintesi sui focus group realizzati con gli utenti).
Non stupisce quindi in definitiva sentire che il prestito dei device viene concepito anche dai colleghi di Cologno come un servizio cha ha senso fare in questo momento, ma che non è destinato a diventare un servizio stabile della biblioteca.

Aggiungo solo un paio di osservazioni.

Dell’intervento di Ghilli ho trovato onestamente discutibile l’idea che un vero prestito digitale (in sintesi il download online di novità editoriali) sia oggi impedito dal fatto di essere ostacolato da balzelli da pagare ad editori, distributori e sviluppatori di piattaforme di servizi (spero di riportare correttamente le parole del collega). Mi chiedo semplicemente quando mai sia accaduto che le biblioteche non pagassero editori, distributori e fornitori di servizi. Probabilmente inizieranno a farlo ora, costrette dai tagli di bilancio, ma non è ovviamente una situazione che nessuno di noi si possa augurare.

Rispetto al DRM, come ho tentato di spiegare ai presenti, individualmente penso si tratti di una forma di protezione innaturale, controproducente e piratesca. Tuttavia, sono convinta che noi bibliotecari dovremmo in questo momento considerarlo né più né meno che uno strumento di lavoro. Le biblioteche americane fanno da anni digital lending sulla base di accordi fondati sulla gestione del DRM, esattamente come da secoli i servizi tradizionali delle biblioteche vivono di compromessi con portatori di interessi contrastanti. Il DRM non ha alcun senso per l’acquirente finale (è infatti un portentoso disincentivo all’acquisto) ma, probabilmente, ha senso all’interno di un modello di distribuzione collettiva come la biblioteca. Prendiamolo quindi come un male necessario in questa fase e cerchiamo piuttosto il modo per contrattare i migliori servizi possibili per i nostri utenti.

Un’ultima osservazione: resto perplessa di fronte a posizioni (alcune sono emerse anche in questo seminario) che vedono nelle biblioteche luoghi in cui si possano svolgere lotte a favore o contro particolari aspetti del mercato editoriale, esattamente come trovo vaghe e irrealistiche le definizioni della biblioteca come “luogo di resistenza”, “luogo di libertà” e simili. Non mi pare proprio che la realtà ci restituisca un’immagine di questo genere. Non credo che attribuirci un ruolo sociale che sarebbe tutto da dimostrare o sopravvalutare il nostro potere di contrattazione siano buone premesse per affrontare tutto quello a cui stiamo andando incontro. Il senso della realtà è una dote sempre troppo rara.

16 pensieri riguardo “E-BOOK*. Teoria e pratica: esperienze di biblioteche a confronto”

  1. non so se le biblioteche possano diventare “luoghi di resistenza”, ma non credi che la comunità dei bibliotecari possa farsi portatrice in modo consapevole di un progetto culturale che si articoli intorno all’idea di consentire ai cittadini il migliore accesso possibile alle informazioni e alle opere d’ingegno? Tanto per fare un esempio, secondo te dobbiamo lavorare a braccetto con gli editori per cercare di traghettare le vecchie logiche del diritto d’autore nel nuovo contesto dell’editoria digitale? Quelle logiche, lo sai meglio di me, hanno preso forma e avevano la loro ragion d’essere, in un mondo in cui per pubblicare un libro si dovevano fare ingenti investimenti dal lato della produzione materiale dell’oggetto libro. Non dovremo invece lavorare per impedire che quelle norme, monopoliste ed esclusiviste, non trovino posto nel nuovo contesto digitale?

    1. Franco, credo che sarebbe fantastico se la comunità professionale potesse farsi carico di questo compito, ma onestamente non credo affatto che ne abbia le forze, l’intelligenza, e il potere necessari. Usciamo per un momento dal quadro delle biblioteche del nord, più o meno supportate dai loro amministratori e più o meno di successo. Quale comunità bibliotecaria esiste al di là di alcuni (pochi) casi felici? Ti pare che gli ultimi eventi anche di cronaca (tagli alle Nazionali, ecc.) parlino di una professione capace ed ascoltata?

  2. Dopo tanti convegni su eBook ed ePublishing in cui era rimasto molto sottotraccia, sono lieto che sia finalmente emerso il tema del prestito interbibliotecario.

    Credo che si debba sottolineare il paradosso della situazione corrente: mentre l’espansione del digitale consentirebbe *teoricamente* di ampliare enormemente i servizi remoti (DD/ILL), l’attuale configurazione delle politiche editoriali impedisce di fatto questo tipo di offerta. Mentre il “libro di carta”, una volta acquistato da una biblioteca era di fatto a disposizione di tutta la comunità degli studiosi, l’utilizzo di un ebook rimane confinato alla comunità degli utenti di una singola, specifica biblioteca (o sistema bibliotecario).

    Per fare un esempio: la NYPL ha una collezione favolosa di eBook disponibili per il prestito, ma per avere la tessera bisogna essere residenti a New York, oppure dimostrare di avere una proprietà, o ancora pagare qualche tassa sul territorio comunale: ciò significa che, per gli utenti italiani, l’accesso a quella specifica collezione è impossibile, visto che non è prevista (né forse tecnicamente possibile) nessuna formula di prestito interbibliotecario.

  3. Sento di dover fare delle precisazioni sul mio intervento al Seminario nonostante il tuo resoconto sia stato puntuale ed esaustivo. E’ evidente che il DRM legato al Digital Lending con download a tempo sia imprescindibile e mi sembra di averlo anche detto in quella sede. Quello che la biblioteca di Cologno non condivide è l’uso di questo strumento legato all’acquisto privato perchè inutile e controproducente per i tanti motivi che già conosciamo. Ciò su cui invece continuo a riflettere (e non solo io…) è la sensatezza dell’applicazione delle dinamiche tradizionali di prestito dei libri al mondo digitale che risponde a regole e logiche del tutto differenti. Il digital lending come lo conosciamo ora chiede alle biblioteche ingenti investimenti, duri da reggere specie in un periodo di crisi come questo, e alla scadenza del contratto non lascia nulla. Progetti come quello di Amazon Digital Library fanno capire secondo me che le cose stanno cambiando. Credo che nei prossimi anni assisteremo a mutamenti significativi nel panorama dell’editoria elettronica che coinvolgeranno anche le biblioteche e i loro servizi e non possiamo farci trovare impreparati.
    Non condivido la tua posizione (che tu definisci realistica, io la trovo rinunciataria e pessimistica) riguardo al ruolo propulsivo e propositivo delle biblioteche. La realtà anglosassone ci dimostra il contrario e il fatto che in Italia le biblioteche non abbiano ancora avuto questo ruolo sociale, nè tanto meno iniziative forti in ambito legislativo, le ha fortemente penalizzate. Indubbiamente ognuno è libero di sostenere la propria opinione, io penso che quando si decide di non lottare si ha la certezza di non ottenere nulla, quando decidi di esporti per lo meno hai qualche chance di portare a casa dei risultati.

    @Francesco: molto interessante il tuo intervento al Seminario che ho seguito con attenzione, ancora più interessante il tuo approfondimento.

    1. ciao Luciana!
      intanto ti ringrazio per la ricca presentazione che ci hai offerto lunedì.
      Per rispondere a quanto dici, sono d’accordo con te sul fatto che non lottare significhi avere la certezza di non ottenere nulla, infatti non è l’astensione la mia posizione. Ma certamente i confini di una lotta vanno definiti in modo realistico, questo sì. In Inghilterra mi pare si stia assistendo a tagli e chiusure esattamente come qui da noi, nonostante il maggiore radicamente nella loro tradizione. Credo che le cose siano più complesse, non è perché i bibliotecari si danno da fare in prima persona che le biblioteche mantengono un ruolo attivo e importante, o meglio è anche per questo, ma non soltanto. In ogni caso, ben vengano i confronti di questo tipo :-)

    2. grazie! tra l’altro Giulio Blasi di MLOL ha risposto al mio intervento sulla mia bacheca di FB e io mi sono permesso di riportare tale risposta come commento al post del blog. interessanti le sue affermazioni del rilascio di API per l’integrazione tra MLOL e gli OPAC e ancor più interessante l’affermazione dell’attenzione sul servizio di ILL.
      domani vado ad iscrivermi alla biblioteca di Piacenza così provo anch’io MLOL! ;)

  4. Grazie Virginia per questo interessante resoconto sul seminario. E grazie anche Luciana per aver ripreso l’argomento “Senso della realtà”. Intervengo proprio su quest’ultimo perchè il confronto su questi temi mi è caro.
    Proprio in questi giorni mi sono trovata a discuterne con un amico/collega, che ha posizioni, secondo me, estremamente pessimiste sulla capacità dei bibliotecari di incidere nella realtà delle cose strettamente legate alla loro professione. Lui definisce la sua posizione come realista e dichiara che è compito della politica individuare e risolvere i problemi. In sostanza, sostiene che non è di sua competenza assumersi responsabilità che sono di altri. Io gli rispondo, semplificando, perchè è chiaro a noi tutti quanto siano più complesse le cose, che sta a noi evidenziarli per portarli alla conoscenza dei più, anche con campagne battagliere. Credo poi che la percezione di quanto siano realistiche o meno queste battaglie sia data dalla formazione e sensibiltà politica di ciascuno (e non solo da quella politica). La realtà che ho davanti è però quella di ottimi risultati laddove c’è stata una grande passione e un grande impegno, anche se, sono d’accordo, non basta solo questo.
    Tornando al collega, constato però che, partendo e giustificato dalla sua posizione, sembra aver abbandonato ogni volontà di impegno in qualunque direzione (parlo sempre delle biblioteche e dintorni).
    Ora, siccome non è questo il tuo caso, Virginia, ti posso chiedere di spiegare meglio qual’è la tua posizione al riguardo, visto che anche tu stessa affermi non essere quella dell’astensione?
    Marilena Puggioni

    1. Marilena, non lo so! :-)
      Non posso dire di avere in mente una posizione precisa e tanto meno una strategia da proporre. Quindi provo a elencare i pensieri che ho in testa un po’ a caso: non abbraccerei né una posizione di totale disillusione e passività né una di presa di posizione “ideologica”. Non abbraccerei una presa di posizione ideologica (intendo questa parola sia nel suo senso nobile, sia in quello deteriore) specie se a farne le spese nell’immediato fossero gli utenti che dei servizi dovrebbero invece godere. Non legherei una battaglia di questo tipo ad una sperimentazione discutibile e comunque temporanea come quella del prestito dei device. Forse mi piacerebbe che il problema dei diritti fosse affrontato in senso più lato. Un esempio banale: su quanti siti di biblioteche vediamo citata una licenza Creative Commons? Cosa abbiamo fatto per alfabetizzare i nostri utenti (e diciamo pure anche i nostri colleghi) su questo? Come mai non abbiamo mai avuto niente da dire sul copyright (o almeno noi delle biblioteche pubbliche, discorso diverso per chi si occupa nelle università di open access) finché non abbiamo sbattuto il naso sul fatto che non potevamo fare copie dei file da mettere su device tanto ottimisticamente acquistati? E’ per questo che credo che noi non si abbia il potere di alzare la mano, esprimere una posizione di dissenso ed aspettarsi che conseguentemente accada qualcosa nella direzione che vorremmo. Credo che tutti abbiamo bisogno di capire in quale direzione evolverà il mercato dell’editoria digitale, mercato nel quale siamo una piccola e (generalmente per ottime motivazioni) ignorata parte della filiera distributiva.

  5. Ciao a tutti, due piccole ulteriori note rispetto a quanto già aggiunto sul post di Francesco:

    a) il riferimento all’ILL nel commento al post di Francesco non va preso letteralmente (anche se nel 2012 attiveremo un ILL formale su alcune tipologie). Quello che volevo spiegare è che MLOL è un network fortemente cooperativo a livello provinciale/regionale/interregionale e questo genera servizi molto simili all’ILL. Esempio, tutte le biblioteche della provincia di Bergamo o Brescia condividono la medesima collezione. Quindi tutti gli utenti di tutti i comuni della provincia accedono a tutti i contenuti. La cooperazione digitale estesa in qualche modo rende già possibile l’equivalente dell’ILL ad alcuni livelli. Nel 2012 renderemo possibile l’ILL sugli ebook con un addebito automatico alla rete richiedente dei costi relativi. Ovviamente per le biblioteche che decideranno di aderire al meccanismo.

    b) mi pare ci sia ancora l’idea che prestito digitale sia UNA cosa ma non è così. Sto lavorando a due paper su questo che spero aiutino a definire meglio il concetto. Esistono decine di modelli alternativi di digital lending (su MLOL -limitandoci ai soli ebook- ne ospitiamo oggi almeno 4: download a tempo con DRM, download a licenza senza DRM, streaming flat, streaming con controllo di concorrenza). E nei prossimi 2 mesi attiveremo nuovi modelli estremamente interessanti ancora diversi. Questo per dire due cose: i) è importante in questa fase non semplificare, questo rende impossibile prendere decisioni operative razionali; ii) esistono piattaforme MONO modello e piattaforme MULTI modello: noi di MLOL abbiamo scelto la seconda opzione perché amo l’idea che non spetti a noi decidere cosa abbia senso per le biblioteche ma a una dialettica tra biblioteche e offerte di mercato che evolverá nel tempo e che oggi non è prevedibile in alcun modo. Nel 1964 Umberto Eco diceva che si rischia (nello studio dei media) la teoria di giovedì prossimo. Ecco, io rimango legato a questo pragmatismo e aggiungerei che anche le politiche – senza uno sguardo largo – rischiano di essere le politiche di giovedì prossimo. Le notti in cui tutte le vacche sono nere non aiutano nessuno.

    G

    1. vedendo tutti i commenti mi viene sorridendo da pensare che ormai il blog di Virginia è un po’ come un porto di mare… ;)

      ritornando serio mi preme solo aggiungere al commento di Blasi che un’ulteriore modalità è “non appoggiarsi ad una piattaforma” (come hanno fatto Cologno Monzese o Empoli), il che sviluppa tutta una propria serie di modelli, non tutti speculari alla situazione delle piattaforme.

      e sottolineare come l’ILL sia cosa diversa dalla fornitura di un documento a livello di sistema piuttosto che di singola biblioteca. è proprio la “ratio” che è differente: se le biblioteche condividono il posseduto allora a rigore di termini non abbiamo un interbibliotecario ma un intersistemico. e allora, come è possibile per il libro elettronico il servizio di prestito interbibliotecario (propriamente detto)? vorrei sottolineare che pongo quasta osservazione non come critica a chicchessia ma come problema da affrontare e possibilmente risolvere.

      un saluto a tutti i marinai! :D

      Francesco Mazzetta

      1. Ti confesso che la questione ILL mi preoccupa meno, sono convinta che in una fase più avanzata di quella attuale di digital lending le soluzioni si troveranno. Negli USA se ne sta parlando, come dimostra questo interessante articolo che forse avrai già letto: http://collaborativelibrarianship.org/index.php/jocl/article/view/146/92.
        Mi preoccupa di più il problema della conservazione e del deposito legale, visto che già cominciano uscire diverse pubblicazioni solo in formato digitale, stranamente non se ne parla e non trovo neanche materiale in Italia che affronti questa tematica.

  6. @Luciana: non avevo ancora visto l’articolo che m’hai linkato, ma l’ho letto ora. Fondamentalmente però dice semplicemente che le modalità di gestione dell’ILL cartaceo non vanno bene per l’ILL elettronico. Ma la cosa è abbastanza evidente, altrimente l’ILL non sarebbe stato un problema…

    Mi viene anche il dubbio che la possa si possa anche risolvere con qualche scorciatoia legale: dato che per le biblioteche è assolutamente legale realizzare una copia interna dei libri di cui vengono in possesso, non lo è anche per i libri elettronici? e se lo è anche per i libri elettronici, allora è legale anche eliminare/aggirare le protezioni che ne impediscono la copia (cioè DRM)?

    Del resto alla fine è legale creare copia di DVD presenti in catalogo ai fini della conservazione (purché sulla copia in prestito ci sia il bollino SIAE) e il DVD non è che un’altra tipologia di risorsa elettronica…

    Ovviamente sto andando a braccio e sono volutamente provocatorio e drasticamente ignoranten in materia legale… ;P

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