Oscurare e curare: che cosa ne sarà di Wikipedia, domani?

Ci sono già tantissime prese di posizione e spiegazioni del perché da oggi Wikipedia in italiano sia oscurata (qui c’è il punto di vista della comunità dei contributori italiani, qui e qui spiegazioni da parte di persone interne al movimento, qui una rassegna stampa in fieri dei rilanci giornalistici, qui la discussione interamente pubblica e aperta a chiunque su come sia stata presa la decisione di bloccare temporaneamente l’enciclopedia). Non sono perciò queste cose che cercherò di spiegarvi anch’io, che pure sostengo la protesta.

Io dirò solo che vedo un aspetto forte emergere dai commenti in rete (ad esempio su Twitter), quello del dare per scontato quanto si ha, anche se è relativamente giovane come una *enciclopedia online*. Oscurare Wikipedia crea un sacco di problemi e attira critiche, anche comprensibili. Ma sta di fatto che Wikipedia è lavoro, tanto ma tanto ma tanto lavoro fatto nel corso degli anni da persone usualmente ignote. Wikipedia non è un servizio pubblico, non c’è alcun ente tenuto a garantirla e alcun lavoratore pagato per scriverla. Wikipedia è il miracoloso, zoppicante e perfettibile risultato di tanti grandi e piccoli atti di cura. La rete è questa cosa qui: l’oggetto del nostro lavoro e della nostra cura. Non ce n’è un’altra. Oscurare Wikipedia non è come lo sciopero degli uffici pubblici immancabilmente di venerdì, è quando chi se ne cura decide di smettere di farlo. (Era già accaduto a ottobre del 2011, sempre per protesta contro una proposta di riforma legislativa).

Quando domani, o fra qualche giorno, ricomincerete a poter leggere le voci che vi interessano o che vi servono per fare il vostro lavoro, pensate a Wikipedia come a un tessuto a cui lavorano molte mani, mani concrete di persone concrete. Non datela per scontata, perché tutte le cose che diamo per scontate senza curarle finiscono per spezzarsi e appassire.

 

 

7 pensieri riguardo “Oscurare e curare: che cosa ne sarà di Wikipedia, domani?”

  1. Proprio in quanto assolutamente contraria a mettere qualsiasi bavaglio agli utenti della rete, considero la protesta della uichipidia italiana un inno all’ipocrisia. Tutti gli utenti italiani da oggi si ritroveranno quel messaggio spammato in ogni pagina a cui tenteranno di accedere, purtroppo quasi nessuno di loro verrà mai a conoscenza di blog quali Wikiveliero o Wikiperle che testimoniano quanto la uichipedia italiana sia tutto fuorché libera. Consiglio chiunque legga questo commenti d’informarsi prima di credere ai proclami dei reggenti della uichipidia italiana con potere di vita e di morte su qualunque utente.

      1. Pardon, intendevo Wikiperle: un sito che è partito con uno scopo nobile come trovare quelli che spacciavano bufale in Wikipedia, ma che poi si è perso dietro ai peggiori mulini a vento

    1. E’ proprio perché la gente ha un po’ di sale in zucca e si informa che sa che blog come Wikiveliero o Wikiperle sono immondizia pura, scritta da chi spaccia frustrazioni o il tornaconto personale per verità, ma anche uno studente delle medie si renderebbe conto della palese buffonata che ha di fronte! Solo rimango basito quando mi accorgo che qualche povera persona rimane catturato nella rete.

    2. mi tolga una curiosità, per lei “libera” vuol dire “facciamo un po’ come ca**o ce pare”?

  2. L’ha ribloggato su Speculum Maiuse ha commentato:
    “Oscurare Wikipedia crea un sacco di problemi e attira critiche, anche comprensibili. Ma sta di fatto che Wikipedia è lavoro, tanto ma tanto ma tanto lavoro fatto nel corso degli anni da persone usualmente ignote. Wikipedia non è un servizio pubblico, non c’è alcun ente tenuto a garantirla e alcun lavoratore pagato per scriverla. Wikipedia è il miracoloso, zoppicante e perfettibile risultato di tanti grandi e piccoli atti di cura. La rete è questa cosa qui: l’oggetto del nostro lavoro e della nostra cura. Non ce n’è un’altra. ” (cit.)

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