Quando abbiamo deciso che le biblioteche dovevano essere generaliste

È una cosa a cui avevo già pensato tempo fa, ed è difficile non farlo se avete la fortuna di vedere lo scorrere di acquisti librari di una biblioteca medio-grande di pubblica lettura.

A un certo punto della costituzione delle biblioteche pubbliche (nel senso delle civiche, non specialistiche, indirizzate ai cittadini e non a studiosi o specialisti di qualche disciplina), si è deciso che il loro orizzonte dovessere essere generalista: libri su tutti gli argomenti, che rappresentassero almeno con una certa estensione tutti i punti di vista, per tutti i tipi di interessi. Suona ancora perfetto, nella sua lontananza da un’idea paternalistica o censoria di selezione preventiva. La selezione doveva esserci, ma su parametri di qualità che si muovevano all’interno di confini definiti in modo, appunto, così vasto.

Ieri l’account Twitter della Regione Marche, documentando lo stato dei lavori per l’emergenza terremoto di pochi giorni fa, ha pubblicato un annuncio che ha suscitato immediatamente molte reazioni negative (si legge ancora qui, e prosegue qui).

omeopatiaterremotoNe ha scritto anche La Stampa con un articolo abbastanza equilibrato, se non fosse per quell’ “alcuni scienziati” nel titolo che ci si poteva anche risparmiare. Non si tratta di alcuni, ma di tutti.

L’omeopatia è una truffa. Siccome né io, né la maggioranza di voi siamo degli scienziati e abbiamo diritto ad opinioni su questo, tocca rifarsi a quanto dicono persone che ne sanno di più. Una sintesi si trova su Wikipedia. Per lo meno, è la fonte migliore che potremo leggere tutti, uscendo dalle nostre bolle personali di convinzioni, pregiudizi, racconti di persone di cui ci fidiamo. (Se avete argomenti migliori, Wikipedia è lì perché ce le aggiungiate, ma bisogna che siano fonti, non opinioni).

L’omeopatia è consentita perché l’effetto placebo su alcune persone funziona, perché l’acqua e lo zucchero difficilmente hanno effetti avversi tali da far partire delle denunce, e probabilmente perché aiutano le farmacie ad arrivare a fine mese (per le case produttrici si tratta d’altro: profitto). Il suo effetto avverso sta da un’altra parte: sfrutta l’ignoranza delle persone e la rafforza. Nei casi peggiori, ritarda cure reali e produce in questo modo danni alla salute. Sentire un ente pubblico associare un tema del genere a un dramma come quello del terremoto è particolarmente grave.

In biblioteca abbiamo libri su tutto, terapie “alternative” comprese. Sarebbe ora di chiedersi a quale scopo. Siamo stati generalisti nel senso che abbiamo comprato di tutto, anche da case editrici che non meriterebbero di sopravvivere un altro giorno. Lo siamo stati in nome della non-censura (mentre censuravamo un sacco di generi, la letteratura rosa, quella pornografica, le case editrici di estrema destra). La cosiddetta selezione basata sulla qualità resta qualcosa di vago e non verificabile, oltre al fatto che nelle biblioteche italiane non sempre lavorano dei professionisti e quindi non si capisce sulla base di quali criteri e conoscenze avrebbero potuto farla.

Offrire di tutto, anche ciò che rafforza l’ignoranza scientifica già elevatissima di un paese, è una responsabilità. Come ogni volta che è in ballo una responsabilità, rischiare non è facile, ma sarebbe doveroso. E credo che si potrebbe uscire dalla dicotomia censura/non censura esplicitando serenamente – ad esempio – i criteri che si vogliono adottare per escludere qualcosa da una collezione. (Come effetto secondario, ci salveremmo anche dalla noia mortale di carte delle collezioni che sembrano fatte col ciclostile). Dei criteri di inclusione ed esclusione sono criticabili e modificabili se sono esplicitati, perché se ne può leggere il piano culturale che ci sta dietro. Forse, se chi dirige le biblioteche non si assume questa responsabilità, i cittadini avranno alla fine l’impressione che di progetti culturali dietro non ce ne siano proprio, e che in fondo le biblioteche siano soldi sprecati come quelli usati per comprare acqua e zucchero e ingannare le persone.

Comunque, non smetterò mai di consigliare di leggere Goldacre (l’ultimo libro di cui parlo qui, in particolare).

8 pensieri riguardo “Quando abbiamo deciso che le biblioteche dovevano essere generaliste”

  1. Una nota, l’omeopatia non “è consentita perché l’effetto placebo su alcune persone funziona”, ma perché non ha molti effetti avversi importanti (non ha alcun effetto a parte il placebo, ma comunque…). Anche per i farmaci è la stessa cosa, l’importante è che non abbiano effetti avversi importanti, se non in casi estremamente rari.

    (inoltre, l’effetto placebo funziona su tutti, in generale)

  2. Il fatto però che il metodo scientifico ritenga una certa terapia funzionante non esclude che anche un’altra, non scientifica, possa esserlo. Per lo stesso motivo credo sarebbe un peccato se le biblioteche avessero solo libri scientifici riguardo ad un certo argomento solo perchè questo è considerato in questo momento e in occidente, appunto, scientifico.

    1. Non so quanto sia utile mettere così le cose. Non esistono terapie scientifiche e terapie non scientifiche. Esistono solo terapie che funzionano e altre che non funzionano. La scienza di per sé è solo un metodo per verificare, appunto, l’efficacia delle cose. Dell’omeopatia non solo sono stati messi in dubbio i fondamenti, ma si è anche dimostrato che non funziona (tranne che per l’effetto placebo).

      1. Mi pare ampiamente verificato anche che le religioni hanno fatto molto male a questo pianeta e ci sono studi scientifici che dimostrano che i bambini cresciuti con metodi religiosi sono meno tolleranti, altruisti ecc.: forse le biblioteche dovrebbero smettere anche di comprare libri religiosi, o quantomeno di evangelizzazione o missionari?

        Provocazione a parte, non mi pare che l’omeopatia sia diversa da un qualsiasi altro argomento: certo è discutibile comprare libri di auto-aiuto (lo è sempre, a meno che abbiano 50+ anni) e la manualistica è sempre dubbia, però ci saranno anche pubblicazioni serie. A una veloce ricerca per editore in IBS, da 175 risultati è facile ridursi a una decina di potenziali acquisti, alcuni del tutto ovvi come 9788851802486 di Garattini (il quale è eccellente: resta piuttosto scientista, ma è piú equilibrato di un Veronesi; peraltro cerco da anni il suo “Scoppiare di salute?”). Sarà un atteggiamento

        Proseguendo per la tangente, invece, la svalorizzazione dell’effetto placebo è anch’essa ideologia, e non ho mai avuto tempo di leggere qualche libro sull’argomento ma sarebbe logico se gli studi scientifici non fossero in grado di misurarlo pienamente. Personalmente sono grato al metodo scientifico che ci permette di gestire la massificazione del sistema sanitario universale, per quanto imperfetto; accetto tuttavia che forse nel processo potremmo calpestare o ignorare qualcosa, e che magari il doppio cieco non sia un modo affidabile di misurare il benessere psicofisico prodotto da una confessione dal prete o da un omeopata… quindi il mio giudizio personale resta sospeso.

      2. Sulla tua provocazione sulle religioni, hai ragione nel senso che il punto è proprio dove (e se) mettere l’asta e dire “su questo non voglio libri in biblioteca”. Però ovviamente non possiamo paragonare dei colossi della cultura umana come sono state le religioni a una minuzia casualmente di moda come è l’omeopatia.

        Per il resto, il problema è che una grande biblioteca acquista (secondo i soliti criteri di equidistanza ecc.) roba infinitamente peggiore di quella che mi citi tu. Diete alcaline e guarigioni guardandosi la punta del naso comprese. E dopo che continui a vedertele passare davanti, e che vedi le persone prenderle in prestito con una certa avidità, ti chiedi se sia un modo opportuno/giusto/utile di spendere soldi pubblici.

        Seguendoti per la tangente, sono tutt’altro che un’esperta ma non mi pare che l’effetto placebo sia svalutato, neanche dal metodo scientifico. Il problema è vivere in un paese di gente non economicamente agiatissima, che usa i suoi soldi per acquistare rimedi contro mali che sono quelli che tipicamente passano da soli, e soprattutto (tornando alle biblioteche e quella che magari dovrebbe essere la loro funzione) che indirettamente rafforzano la loro disponibilità alla creduloneria su tutto. Questa è la cosa che a me preoccupa di più. Se mi pare in perfetta buona fede che l’omeopatia su di me funzioni, perché non credere anche alle scie chimiche a all’infinita zoologia di stupidaggini che ho a disposizione?

      3. Essendo però appunto solo un metodo, non è detto che esso sia nemmeno applicabile allo studio di qualsiasi terapia. Detto ciò non discuto minimamente sulla questione dell’omeopatia sì, omeopatia no, in quanto ignorante. Volevo più che altro porre l’accento sul fatto che questo non dovrebbe rappresentare un motivo per estromettere libri non scientifici riguardo alla medicina (più generalmente) dalle biblioteche. Quello che davvero servirebbe, è una coscienza maggiore dietro all’accettazione di qualsiasi teoria sia essa scientifica o meno.

      4. “Essendo però appunto solo un metodo, non è detto che esso sia nemmeno applicabile allo studio di qualsiasi terapia.”
        Però è il metodo migliore che abbiamo con le conoscenze a cui siamo arrivati oggi, e uno migliore non si è ancora palesato :-)

  3. La CDD potrebbe diventare flessibile e non accogliere in MEDICINA certi libri.
    Oppure creare sezioni con titoli “MEDICINE ALTERNATIVE SENZA EFFICACIA PROVATA” facendo reference attivamente. Avvisare che il manualetto di come guarire da tutti i tumori con l’estratto di serpente non sia una pubblicazione seria.
    L’avevo già detto esplicitamente e lo ripeto, sembra che la fonte senza vergogna sia al 90% MACRO EDIZIONI.
    Ci credono davvero o sanno bene quanti allocchi comprano e credono ai cialtroni?
    Purtroppo nell stesse biblioteche aleggia sempre quella voglia di pluralità e di punti di vista che sconfina nell’ignoranza e quasi nelle scie chimiche.

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